Progetto Sao Luis
Una bella avventura
 Senigallia - La diocesi di Senigallia, attraverso il Centro missionario diocesano ed i missionari comboniani,
ha promosso un gemellaggio con la diocesi di Sao Luis nel Nord del Brasile.
La prima tappa di questo legame che lega le due chiese è la partenza di Francesca Angeletti
che resterà per un anno nella parrocchia di Vila Embratel, periferia di Sao Luis.
Le abbiamo rivolto alcune domande a ridosso della sua partenza, il prossimo 21 settembre.
Che cosa significa per la chiesa diocesana di Senigallia l’avvio del progetto tra la nostra Chiesa e quella di Sao Luis?
Innanzitutto recuperare e rinvigorire lo slancio missionario ancorato ai veri bisogni della gente e non soggetto a sentimentalismi passeggeri e sterili; ribadire con coraggio che carità e evangelizzazione sono priorità dell’azione pastorale della diocesi; credere che la missionarietà di una chiesa non consiste solo nella raccolta fondi o gestire qualche parrocchia in terre lontane, ma inviare e sostenere laici che desiderino avvicinarsi a un mondo diverso, con la certezza che la loro esperienza sarà un arricchimento per tutta la comunità.
In cosa consiste il progetto?
In un rapporto di collaborazione tra la diocesi di Senigallia e la pastorale del minore della parrocchia di Vila Embratel, uno quartiere povero della città di Sao Luis. Il progetto è nato in seguito all’esperienza fatta lo scorso anno in questo paese dove per un mese sia io che altre due persone abbiamo condiviso la realtà dei “meninos de rua” e le varie attività educative promosse dalla pastorale per la prevenzione e recupero di questi ragazzi. Abbiamo pensato insieme a Padre Luigi Codianni- missionario comboniano, referente di questa iniziativa- e il centro missionario diocesano di promuovere esperienze di viaggi in terre di missione ispirati alla solidarietà attiva, all’incontro, al dialogo con popoli di diversa cultura. Il progetto partirà con questo anno di volontariato che intendo dedicare nella Pastorale del Minore in qualità di educatrice e inserirmi nel cammino ecclesiale della comunità di base per arricchire la fede e crescere nella carità.
Cosa ti ha spinto a dedicare un anno a questa realtà brasiliana?
La risposta che so dare è semplice, persino ovvia. La motivazione nasce esclusivamente dal di dentro. Non c’è un ordine che viene dall’esterno. La ragione di mettersi al servizio totalmente con gratuità nasce dall’aver incontrato Gesù che ha dato senso e direzione alla tua vita e questa verità non può star ferma ma va raccontata e soprattutto vissuta. E quando ti imbatti un una cosa bella allora inviti gli amici a condividerla. E per un periodo sarà con gli amici del Brasile.
In quali altri modalità ti auguri prosegua questo progetto nella diocesi?
In un coinvolgimento attivo delle varie associazioni presenti e operanti in diocesi. E un particolar impegno del Centro missionario diocesano che avrà proprio il compito di promuovere e diffondere la missione della chiesa come servizio per vivere la comunione e la condivisione tra le Chiese; proporre a tutti uno stile di vita che parli il linguaggio della sobrietà.
Cosa significa lavorare in un ambiente così particolare e difficile?
Mettersi in discussione, essere pronti a ritrovare se stessi negli occhi di un altro, adattarsi alla vità di comunità, godendo più della compagnia che delle comodità.
Quali sentimenti hai alla vigilia della partenza per Sao Luis?
Non nascondo che sto vivendo con qualche apprensione il distacco dal mio mondo, dalle persone care, dalle mie abitudini, sia pure per un certo periodo, ma l’affetto e la vicinanza delle persone che sto sperimentando è segno evidente di una comunità che invia e da’ conforto e sostegno a questa avventura a cui mi sento chiamata.
|