Menu Content/Inhalt
Agenzia stampa on-line. Registrazione presso il Tribunale di Ancona n. 7/07 del 19 Aprile 2007 - Dir. Don Dino Cecconi
Home arrow Notizie arrow Che cosa significa essere un profeta?
Home
Chi siamo
Notizie
Foto
Audio
CEM
Tavolo Regionale
Pastorale Giovanile
Calendario
Collegamenti
Contattaci
Cerca
FAQ
Dicembre 2015
Lu Ma Me Gi Ve Sa Do
30 1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31 1 2 3
Che cosa significa essere un profeta? PDF Stampa E-mail
martedì 11 novembre 2008
È iniziato Sabato 8 Novembre, nella Chiesa di San Cassiano, alla presenza di S. E. Piero Coccia, il Percorso biblico “Prendi e mangia” (articolato in sei appuntamenti mensili su altrettanti personaggi delle Sacre Scritture), che l’Ufficio Catechistico (Settore Apostolato Biblico) ha organizzato per far “assaggiare” e gustare la verità, la forza, la perenne attualità della Parola di Dio.
La “formula” di questa iniziativa, che cade proprio nel contesto del bimillenario paolino e del Sinodo sulla Parola, è stata molto apprezzata dai presenti: una breve introduzione di don Giorgio Giorgetti; la lettura del testo biblico condotta dall’attrice Lucia Ferrati, con l’accompagnamento musicale del violoncellista Pite Perikli; l’intervista di Matteo Donati a don Marco Di Giorgio, che ha presentato il personaggio “di turno”: Amos, un semplice pastore, scelto da Dio per parlare al popolo di Israele e diventare suo profeta.
Che cosa significa essere un profeta? E’ stata la prima delle domande di Matteo, alle quali don Marco ha risposto sempre con molta chiarezza, non disgiunta dalla sua solita verve. 
Significa prendere coscienza di essere chiamati personalmente da Dio a un compito – parlare in Suo nome, far conoscere al popolo il Suo vero volto – ed essere disposti a stravolgere la propria vita per rispondere a tale chiamata.
E’ quanto succede ad Amos, che con grande disponibilità decide di trasferirsi dal sud al nord del Regno di Israele: qui la sua parola, identificata con quella di Dio, inizia a sferzare la società ricca e gaudente, paga del benessere, denunciando la corruzione, le violenze, le ingiustizie sociali su cui essa si fonda.
Ma il popolo di Israele non era religioso? Non era fedele al culto? Non frequentava il tempio? 
La ritualità non basta. Anzi, la religione può diventare uno splendido apparato sempre più lontano dalla vita reale del popolo. Dio rimprovera la falsa sicurezza di chi crede, rispettando le forme, di averLo dalla sua parte. Dio chiede, invece, di cercare il diritto e la giustizia.
Quale giustizia? E’ una battaglia sociale quella di Amos? Qual è il suo rapporto con i poveri?
Amos vuole soprattutto richiamare il popolo a non dimenticare il suo rapporto con Dio, che è il vero fondamento del diritto e della giustizia sociale. Quale punizione infatti minaccia agli Israeliti? “Cercherete la Parola del Signore e non la troverete”: il vero male della società è il vuoto che deriva dall’aver abbandonato Dio.
C’è possibilità di redenzione per il popolo di Israele?
Amos preannuncia, con le sue visioni, disgrazie terribili, ma non è un “profeta di sventure”; egli desidera che il popolo apra gli occhi sulla propria vita, comprenda che è possibile cambiarla, che si può modificare il corso della storia.
Le parole del Vecchio Testamento, così lontane nel tempo, valgono anche per l’oggi?
Certamente, anche perché la società attuale non è tanto dissimile (nella dimenticanza di Dio, nelle ingiustizie e nella violenza che la lacerano) dalla società di Amos. Anche oggi le parole del Profeta mettono in discussione e invitano a chiedersi: dove sta andando la mia vita, la mia storia?
Ma gli uomini potranno mai essere in pace con Dio?
Non è bene sperare in un rapporto “tranquillo” tra l’uomo e Dio.
Quello di Dio, infatti, è un amore appassionato, che non può fare a meno di rimproverare, minacciare, punire duramente il suo popolo. Non perché goda nell’asservirlo alle sue leggi (come credono alcuni), ma  perché soffre come un amante ferito dal tradimento di colui che ama e desidera a tutti i costi la fedeltà del suo cuore. Dio non può stare senza l’uomo. E neppure l’uomo può stare senza Dio: ma prima che riconosca definitivamente questo, occorre una lotta drammatica, destinata a ripetersi nel corso dei secoli.
Il secondo appuntamento del Percorso biblico sarà con il profeta Giona, sabato 13 dicembre 2008, alle ore 21.15, nella Chiesa di Cristo Re.

Paola Campanini 

Arcidiocesi di Pesaro
Ufficio Comunicazioni Sociali,
Cultura e Stampa
Via Rossini, 62
61100 Pesaro
Tel. 0721 30043
Fax 0721 32422
E-mail: Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
Commenti
Cerca RSS
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!

3.26 Copyright (C) 2008 Compojoom.com / Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."

 
< Prec.   Pros. >