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Ugo Donato Bianchi, Pastore ad Urbino PDF Stampa E-mail
giovedì 23 aprile 2009
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URBINO - È stato definito “vescovo eucaristico” e teneva a sottolineare che “non possiamo non ricordarci che anche noi siamo chiamati a farci trasformare dall’Eucaristia in Eucaristia”; “vescovo evangelizzatore” per i tanti “segni” lasciati con la sua opera e i suoi scritti; “vescovo mariano” per essere stato un fervente missionario del Vangelo di Maria; “vescovo apostolo nel mondo della sofferenza” per l’attenzione alla vita, a tutta la vita, specialmente quando questa conosce indifferenza, disagio, malattia, infermità, vecchiaia e morte. Questo era Mons. Ugo Donato Bianchi, arcivescovo di Urbino per 22 anni, dal 1977 al 1999, di cui quest’anno ricorre il decimo anniversario della scomparsa, avvenuta il 5 aprile. Ma forse la definizione più bella ed efficace è “un vescovo per amico”. In una intervista al prof. Piergiorgio Grassi, direttore dell’Istituto Superiore  di Scienze Religiose “Don Italo Mancini”, curata dalla dott.ssa Elena Cecchi si legge: “Lo si incontrava spesso ad Urbino - sono parole di Grassi - fermo con gruppi di cittadini o anche con singole persone, sorridente e affabile, accogliente nei confronti di tutti. Era un uomo che viveva tra gli altri e per gli altri. Potrei dire che ha vissuto la sua vicenda episcopale come se fosse un parroco mescolato alla sua gente, partecipe delle sue angosce, delle gioie, delle speranze di tutti, pronto a mostrare nella quotidianità dell’esistenza che il Signore, cui era profondamente legato attraverso la preghiera, non è indifferente alla storia degli uomini”. Nella sua azione pastorale “emergeva chiaramente la sua attenzione agli ultimi della società, agli anziani, ai poveri, agli ammalati che andava periodicamente a visitare. Si faceva fratello di coloro che non avevano più l’energia per vivere dignitosamente, che i casi drammatici avevano lacerato in profondità e parevano incapaci di reagire dando un senso forte alla propria esistenza”.
Significative le parole di S. E. Mons. Francesco Marinelli, che indica un preciso obiettivo: la canonizzazione di Mons. Bianchi: “E’ bella la figura del mio predecessore. Persona stimata dall’episcopato italiano e amata da quello marchigiano. Mons. Bianchi è per me, per molteplici aspetti, un ideale di cristiano da imitare e di Vescovo del quale seguire le orme. Mi piacerebbe vedere don Donato tra i beati e i santi canonizzati dalla Chiesa. Per questo ho fatto i primi passi verso quello che giuridicamente si chiama “processo informativo” che per legge canonica è istruito in Diocesi ed ha lo scopo di raccogliere le più scrupolose informazioni sulla vita di don Donato, sulla fama di santità, sui suoi scritti pubblicati ed inediti, sull’esercizio in sommo grado delle virtù, sulle grazie ed eventuali miracoli operati per sua intercessione”. Mons. Marinelli appare determinato e fiducioso. Lo stimola la piena convinzione della santità di Mons. Bianchi, e gli è di aiuto il forte senso pratico e lo spirito di concretezza che Mons. Marinelli unisce alla sua preparazione teologica e alla sua lunga esperienza di docente all’Università lateranense, tutte doti che gli hanno permesso di imprimere all’azione pastorale anche un risvolto decisamente “produttivo”. Numerose ed imponenti sono le opere realizzate per il recupero,  restauro, valorizzazione del patrimonio di beni culturali dell’arcidiocesi, che, prendendo il via dalla basilica cattedrale di Urbino e dall’Oratorio delle Grotte, hanno interessato chiese, edifici storici, conventi, seminari, opere d’arte di tutta l’arcidiocesi, cui si aggiunge la realizzazione di utili infrastrutture, quali il complesso dell’Annunziata, la Casa del Clero e, più recentemente, il grandioso Museo Albani, rinnovato ed ampliato, che verrà presto inaugurato.
 
Giancarlo Di Ludovico

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