Perché parlare della reincarnazione? |
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lunedì 29 novembre 2010 | ||||||||
Martedì 30 novembre alle 21,15 si terrà il 3° incontro del GRIS diocesano di San Benedetto del Tronto sul tema "Reincarnazione e messaggio cristiano", presso il Centro Pastorale di Via Pizzi 25. La relatrice, intervistata in questo articolo, sarà la prof.ssa Roberta Bruni. Perché parlare della reincarnazione?La presenza del tema della reincarnazione nella riflessione teologica cristiana contemporanea non costituisce una vera e propria novità. Già da tempo, infatti, diversi teologi testimoniano un discreto interesse per la tematica in questione. Ragione di ciò è il fatto che l’idea della reincarnazione, familiare all’induismo, al buddismo e ad alcune religioni africane e latino-americane, si sta diffondendo sempre più in Occidente e affascina anche molti cristiani, per cui viene conseguentemente avvertita dai teologi la necessità di un serio confronto critico tra questa suggestiva credenza e i temi di fede dell’escatologia cristiana; in particolare si impone il confronto tra reincarnazione e risurrezione. Cosa si intende per reincarnazione?Innanzitutto, questa dottrina, afferma che noi sulla terra non stiamo vivendo per la prima volta, avendo vissuto delle altre vite in precedenza; e questo perché l’anima dell’uomo quando abbandona un corpo se ne andrebbe in un altro. Questo concetto è espresso nella Bhagavad-Gita in questi termini: ‘A quel modo che un uomo abbandona i suoi vecchi vestimenti e ne prende di nuovi, così il sè abitante nel corpo abbandona i suoi vecchi corpi e ne prende di nuovi’. “È il suo karma’, ecco l’espressione che si sente ripetutamente dire ai reincarnazionisti per dare una spiegazione alla differente condizione sociale degli uomini e agli eventi buoni e cattivi che si succedono nella loro vita. Karma significa letteralmente ‘azione’ e indica la legge di causa ed effetto, in sostanza la legge che dice che quello che uno semina (in questa vita) quello pure mieterà (nella prossima vita terrena). In altre parole egli non può scontare tutto il suo debito karmico in una sola esistenza o in altre parole ancora egli non può purificarsi (espiare il suo karma) da sé medesimo in una sola vita; quindi egli deve reincarnarsi ancora. Da qui la necessità di un ciclo di ripetute reincarnazioni chiamato samsara (ossia il ciclo delle rinascite), da cui è possibile però liberarsi. La meta dunque da raggiungere è la liberazione (moksha) da questo ciclo di rinascite, che può essere conseguita facendo ricorso ai diversi tipi di yoga. Questa liberazione sopravviene quando l’anima individuale (Atman) si ricongiunge con l’anima universale (Brahman), e l’uomo esce così dall’illusione (maya) di essere distinto da Brahman cioè quando l’uomo in sostanza realizzerà la sua natura divina; raggiungerà allora la perfezione e finiranno allora le sofferenze e sperimenterà la beatitudine Come viene intesa la reincarnazione dal mondo occidentale?Quando il concetto orientale di reincarnazione arrivò in Europa, il suo significato cambiò. Durante il Medioevo fu una dottrina riservata agli iniziati di alcune tradizioni occulte (Ermetismo, Catarismo, ecc.), che l'avevano assorbita dal Neo-platonismo. Una più ampia accettazione della reincarnazione fu promossa nel mondo occidentale solo dagli inizi del secolo scorso, dalla Teosofia e in seguito dall'Antroposofia. Il loro intenso lavorio, combinato con quello di molti guru orientali e occultisti occidentali, e in particolare dal movimento New Age, determinò un'ampia accettazione della reincarnazione nella nostra società, così che questo concetto fu ricevuto come una delle dottrine più significative sulle origini e sulla vita. Comunque, la "versione moderna" è sostanzialmente diversa da quella insegnata dalle religioni orientali. Lungi dall'essere un tormento dal quale l'uomo deve fuggire a ogni costo tramite l'abolizione della propria identità, il pensiero New Age considera la reincarnazione come una progressione dell'anima verso più alti livelli di esistenza spirituale. L'odierno sincretismo religioso non soltanto accetta la reincarnazione come una delle sue dottrine di base, ma cerca anche di dimostrare che esso può essere trovato nella Bibbia e nella storia del Cristianesimo e negli scritti degli antichi scrittori ecclesiastici. La Chiesa cattolica come si pone dinnanzi a tali affermazioni?Non è difficile mettere in luce l’inconsistenza di questo tentativo. La dottrina della reincarnazione vede l’individuo padrone del proprio destino e non ha bisogno di nessuno se non di se stesso per cui il perdono delle proprie colpe non viene più da Dio ma si ottiene attraverso la trasmigrazione dell’anima nelle vite successive. Essa non è mai stata nella Bibbia; la Bibbia insegna la resurrezione finale dei morti sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Giusto per addurre almeno un testo in cui in modo chiaro si fa un’affermazione che contrasta diametralmente con la prospettiva di una pluralità di esistenze dello stesso soggetto umano su questa terra: «E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato a coloro che l’aspettano per la loro salvezza ».(Eb 9,27-28). Per il cristiano, la vita di quaggiù è comunione con Cristo e quando morirà, per colui che ha vissuto in comunione con Cristo, ci sarà, come dice San Paolo, un ritorno a vivere con Cristo perché Cristo è la vita. In Cristo non c’è più la ricerca senza fine, di vita in vita, di una perfezione da raggiungere, in quanto in Lui la perfezione già c’è, non c’è più migrazione ma resurrezione. Il motivo per cui i cristiani credono nella resurrezione della carne è perché hanno fede nella resurrezione di Gesù Cristo; negare la resurrezione del nostro corpo significa negare la resurrezione di Gesù e rendere vana la nostra fede. La resurrezione di Gesù non è stata un ritorno alla vita di prima della sua morte, egli una volta risorto non muore più; quando risorge è invaso dallo Spirito Santo. La fede nella resurrezione conferma che ognuno di noi è unico e che abbiamo una dignità incommensurabile, per la nostra anima, per la nostra intelligenza, per il nostro cuore e anche per il nostro corpo. I punti che separano nettamente la reincarnazione dalla resurrezione riguardano: l’amore personale e esclusivo di Dio, il perdono gratuito di Dio, il valore del corpo, la resurrezione già realizzata in Cristo, la possibilità per il cristiano di vivere come risorto. A conclusione è doveroso ribadire che l’essere umano non può procurarsi da solo la liberazione e la salvezza, ha bisogno di un Salvatore. Il Padre Eterno ha mandato suo Figlio Unigenito come Salvatore e Liberatore di tutta l’umanità. Giovanni Paolo II ha affermato: La speranza cristiana ci assicura che l’esilio dal corpo non durerà e che la nostra felicità presso il Signore raggiungerà la sua pienezza con la resurrezione dei corpi alla fine del mondo. E’ una vera e propria resurrezione dei corpi, con la certezza delle singole persone nella nuova vita del cielo.”
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