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Mons. Coccia incontra il RnS PDF Stampa E-mail
martedì 12 aprile 2011
Continuano gli incontri di S. E. Mons. Piero Coccia con le Parrocchie, i Movimenti, il mondo della Scuola e le Associazioni di varia categoria sul testo “Educare alla vita buona del Vangelo”, allo scopo di diffondere nella diocesi, in modo ampio e capillare, gli Orientamenti pastorali dell’Episcopato Italiano per il decennio 2010-2020.
Sabato scorso 9 aprile, nella Chiesa delle Suore Missionarie della Fanciullezza a Pesaro, in un clima di grande cordialità, sono stati i componenti del “Rinnovamento nello Spirito” ad accogliere l’Arcivescovo, salutato, a nome del nuovo coordinatore Luca Colli impossibilitato a partecipare, da Paolo Scavolini, diacono permanente e responsabile diocesano uscente.
Il Movimento, nel quale si entra - come ha spiegato Claudio Grossi, membro del Consiglio Pastorale dell’arcidiocesi - dopo un propedeutico “Seminario di effusione”, si articola, nella nostra chiesa locale, in sei gruppi (oltre a due “cenacoli di preghiera”) ciascuno con un proprio Coordinatore e Consiglio pastorale. È presente a San Giovanni e in diverse parrocchie (Santa Lucia, Santa Maria di Loreto, San Pietro in Calibano, Santa Maria Regina, Cristo Risorto, San Carlo), dove si svolgono sia gli incontri settimanali di preghiera sia i percorsi di formazione, unitari nei contenuti ma diversificati nelle modalità e nei tempi in base alle esigenze dei singoli gruppi.
Dopo un intenso momento di invocazione allo Spirito (anche per implorare il dono di nuovi sacerdoti), mons. Coccia ha presentato il testo della CEI inserendolo nel contesto della storia postconciliare della Chiesa italiana (dal 1965 in poi) fino al momento culminante dell’appello - lanciato da Benedetto XVI nel Convegno di Verona del 2006 - a riconsiderare l’urgenza dell’ educare alla fede e del formare laici “illuminati dal magistero della Chiesa, impegnati con generosità e coraggio anche in ambito politico per costruire un giusto ordine sociale”.
Mons. Coccia si è poi soffermato sugli aspetti più significativi del recente documento della CEI.
I Vescovi, ha detto, fanno innanzitutto chiarezza sul fatto che il loro non è un generico richiamo a un maggiore impegno educativo, ma un invito a riflettere sull’educazione a partire da Gesù Cristo e a proporre in modo esplicito e integrale la fede, instaurando relazioni che permettano alla persona di svilupparsi pienamente e di servire il bene della società.
Non nascondono le difficoltà che l’educazione cristiana incontra particolarmente nel nostro tempo, ma mostrano anche come esse possano tramutarsi in opportunità per la fede.  
Presentano l’esperienza del Vangelo non in termini normativi e moralistici, ma come una vita “buona”, affascinante, capace di dare gusto e calore alla vita: un’esperienza che ancora oggi si propaga con la stessa dinamica indicata da Gesù ai discepoli di Giovanni Battista: “ Venite e vedrete”.
“Cercare” il Signore, provocati dall’urgere delle domande che la vita solleva; “incontrarlo” nella testimonianza delle persone che credono in lui; “dimorare”  presso di loro, cioè nella comunità cristiana, presenza viva di Gesù oggi: è questo il metodo con cui la Chiesa è stata in passato e può essere nel presente “discepola e maestra”.
Certo, ha detto l’Arcivescovo, l’educazione implica sempre un rischio, perché ha a che fare con il mistero della libertà – e quindi dell’imprevedibilità – della persona. Tale rischio tuttavia, benché ultimamente ineliminabile, può essere  in parte ridotto. A una condizione: che l’educatore abbia il coraggio di auto-esporsi pubblicamente nell’esperienza della fede : in questa auto-esposizione, prima ancora che nella coerenza morale, sta la vera testimonianza.

Paola Campanini
 
 

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