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Il Natale per gli Ortodossi e i Greco-Cattolici PDF Stampa E-mail
domenica 06 gennaio 2008

Natale è per tutti i cristiani la festa del Bambino che nasce, il re dei re che si incarna per noi in un piccolo bimbo povero, che giace su una mangiatoia, dentro una stalla, ma che viene venerato dai pastori che passano di là, che gli offrono doni. Anche i Re Magi, seguendo la direzione indicata dalla stella cometa, arrivano per adorare il Bambino Gesù. E’ la nascita del figlio di Dio, che si è incarnato per noi ed è venuto per donare speranza a tutta l’umanità.


Se il significato del Natale è lo stesso per tutti i cristiani, così non è per il giorno in cui esso viene festeggiato. Gli ortodossi e i greco-cattolici, infatti, seguono il calendario giuliano e per loro il giorno di Natale cade il 7 gennaio.


Abbiamo chiesto ad un sacerdote cattolico ucraino di parlarci di come gli ortodossi festeggiano il Natale ed in modo particolare di come lo festeggiano i fedeli che vivono nel nostro territorio.


Padre Jarek ci risponde che la liturgia della notte di Natale ha una struttura abbastanza simile alla nostra. Le differenze stanno nella durata, che va dalle due alle cinque ore perché tutta la messa viene cantata e si fanno letture più lunghe, e nella lingua usata, che è la russa antica.


Poi, una volta finita la messa si torna a casa, addobbata a festa con l’albero di Natale, il Presepe e altro ancora e le famiglie passano la giornata insieme, mangiando, festeggiando e andando per le case a cantare canzoni natalizie. Prima di iniziare il pranzo si mangia il piatto tipico, il kykя (si legge cuchia) una minestra fatta di grano, semi di papavero e miele che è simbolo di vita e di buon auspicio.


Per quanto riguarda gli ortodossi nel nostro territorio, il loro giorno di Natale quest anno cadrà di lunedì, per cui molti saranno impegnati nel lavoro e non avranno modo di festeggiarlo. La Parrocchia di S. Martino però, farà una celebrazione religiosa cattolica in lingua ucraina apposta per loro la domenica successiva, 13 gennaio, in cui le letture e le canzoni saranno sul Natale.


Gli ortodossi, infatti, non hanno ancora un loro pastore in città, ma si spera di riuscire ad ottenerlo, magari per festeggiare la prossima Pasqua.


Dopo la celebrazione delle 15 verrà organizzato un pranzo con cibi preparati utilizzando ingredienti fatti venire appositamente dai loro Paesi di origine, cercando di ricreare il più possibile un’atmosfera casalinga. Lo scorso anno, ci dice Padre Jarek, i commensali furono un centinaio, tra ortodossi e greco-cattolici.


Sicuramente trascorrere il Natale, festa che si passa tradizionalmente con tutta la famiglia riunita, a migliaia di chilometri da casa non deve essere facile. Pochi sono i fortunati che riescono a tornare nel proprio Paese in questo periodo. Cantare, festeggiare e mangiare nella loro lingua può aiutarli a sentirsi meglio nonostante la forte nostalgia di casa.  

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