L'accoglienza di Casa San Benedetto |
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mercoledì 09 aprile 2008 | ||||||||
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Da qualche mese in Strada delle Saline a Senigallia ha avuto avvio un progetto che prevede l’accoglienza di ragazze madri e gestanti con figli a carico che per periodi di tempo medio-lunghi possono risiedere nella struttura, ripensare al proprio percorso di vita e vivere in maniera serena la propria maternità. Casa San Benedetto – questo il nome della struttura – insieme al Centro di Solidarietà “don Luigi Palazzolo” è un’opera segno voluta dalla Diocesi di Senigallia per permettere di fare un’esperienza che al tempo stesso risponda in maniera concreta alle necessità del territorio.
Il Progetto di Casa San Benedetto, infatti, nasce a partire dall’analisi del contesto di Senigallia, caratterizzato da una sempre maggiore richiesta di sostegno materiale e psicologico, non solo limitato al singolo individuo, ma allargato anche alla sua famiglia; operatori volontari impegnati nel Centro di Ascolto diocesano (ed in quelli parrocchiali) ed in differenti associazioni dichiarano di imbattersi in vissuti soggettivi caratterizzati da situazioni conflittuali all’interno del contesto familiare che, nella maggior parte dei casi, portano alla rottura del legame di coppia, implicando il conseguente abbandono dei minori da parte di uno dei genitori (di norma il padre, tanto da indurre la legge a parlare di “gestanti e madri con figli a carico”). Le difficoltà che i nuclei familiari si trovano a dover affrontare, coinvolgono aspetti essenziali del vivere: l’ambito economico-lavorativo, la situazione abitativa o quella socio-relazionale, aggiungendosi spesso una condizione di partenza svantaggiata. Sono numerose le storie di donne che, dopo aver deciso di portare a termine una gravidanza, si trovano sole ad affrontare problematiche serie: la difficoltà di ottenere un impiego, i tempi che mal si conciliano con la cura della prole o le spese per i bisogni di prima necessità. Da non sottovalutare inoltre, le difficoltà relative alla pratica migratoria che concorrono ad aggravare un contesto di complessità evidente: la mancanza di una rete di relazioni parentali, in grado di fornire un sostegno emotivo e concreto nella gestione degli impegni quotidiani ai giovani nuclei familiari, determina spesso situazioni critiche. Trovare risposteL’Associazione “Il Seme”, leggendo la situazione, ha individuato la necessità di far fronte a tali pressanti richieste, che sollecitano ad un intervento competente ed allo stesso tempo rapido, per non lasciare che situazioni di indigenza e disagio possano degenerare e divenire non più sostenibili e arginabili. La riflessione effettuata ha portato inoltre a considerare che le prime inconsapevoli vittime delle situazioni poco sopra descritte sono i minori, che – bambini o adolescenti – diventano speso il bersaglio di violenze psicologiche e/o fisiche, che ne rallentano o impediscono uno sviluppo ed una crescita sani ed equilibrati. L’Associazione “Il Seme” si è pertanto attivata per unire i due aspetti: da una parte l’aiuto alla famiglia, in particolare quella più in difficoltà, dall’altra la necessaria tutela del bambino. Lo scopo che il progetto si propone è proprio quello di fornire supporto laddove esistano fattori di rischio che nel tempo potrebbero determinare l’insorgere di comportamenti problematici.Il progettoIl progetto di Casa San Benedetto si propone, pertanto, attraverso l’accoglienza concreta e la presa in carico del percorso educativo della mamma e della prole di fare insieme a chi ne ha più bisogno un tratto di strada, per crescere ed arricchirsi reciprocamente, nella conoscenza e nel rispetto dei singolari percorsi di vita.A Casa San Benedetto si arriva su segnalazione dei Servizi Sociali, del Centro di Ascolto diocesano o di quelli parrocchiali, quando viene evidenziata una condizione di povertà economica, materiale o psicologica. La struttura, potendo contare sulle forze e sulle competenze di volontari, non può accogliere donne con difficoltà più serie, che necessiterebbero di cure ed attenzioni adeguate (ad esempio mamme tossicodipendenti, alcooliste, con problemi psichici) ed ogni singola accoglienza è valutata approfonditamente e con serietà per valutare quali siano gli strumenti che si è in grado di fornire alla mamma accolta e se i volontari possano risultare efficaci relativamente ad ogni nuova situazione. E’ per questo motivo che, riferendosi alla legge che regola le strutture di accoglienza, si è scelta la “comunità alloggio per gestanti e madri con figli a carico” perché offre degli spazi di maggiore autonomia nell’organizzazione delle accoglienze, prevedendo un’organizzazione di semiautonomia, nella quale le mamme possano inserirsi lavorando, trascorrendo parte del proprio tempo fuori casa e facendosi carico delle necessità stesse della casa, pulendo gli spazi in comune e quelli personali, cucinando ed organizzando il proprio tempo libero. Tutte le spese delle persone accolte sono totalmente a carico della struttura, dalla spesa relativa al cibo e all’abbigliamento, a quella relativa alle cure sanitarie. In questo quadro si inseriscono i volontari, che hanno il compito di fare da supervisori nelle attività, indirizzare laddove vi siano delle storture, suggerire percorsi nuovi, aiutare nella cura dei bambini. Trattandosi di un progetto di seconda accoglienza, non vi è l’intenzione di agire sulle emergenze, che non permetterebbero di realizzare un progetto sulla mamma, soggetto su cui si concentrano gli sforzi dell’accoglienza, perché si ritiene che una mamma capace sia in grado di fare non solo la sua ma anche la felicità dei propri bambini. Gli spaziCasa San Benedetto è stata donata alla Diocesi dalle monache benedettine, in onore delle quali si è deciso di dare il nome del fondatore. La struttura è posta alle porte della città, in un contesto di tranquillità che si ritiene possa permettere alle mamme di riflettere serenamente sulla propria situazione e sul proprio futuro, staccandosi dalle difficoltà della vita che fino all’ingresso nella struttura hanno dovuto affrontare. Si tratta di una casa colonica e di una tabaccaia completamente ristrutturate. La prima è suddivisa in due piani: al piano terra vi è un appartamento dedicato alle attività pastorali, in cui i gruppi che lo volessero potrebbero prenotare le stanze per un incontro, un momento di preghiera e per mangiare insieme. Vi sono infatti un grande salone, una cucina industriale e un refettorio capiente. Al secondo piano sono stati realizzati due appartamenti separati, il più grande destinato alle mamme accolte ed il più piccolo ai volontari e alle famiglie di sostegno che si succederanno per la realizzazione del progetto. Le mamme hanno a disposizione una camera con bagno personali, mentre la cucina, il refettorio la sala giochi e la lavanderia sono in comune e tutte se ne devono preoccupare. Si prevede l’accoglienza di massimo quattro nuclei familiari, da un lato per poter lavorare al meglio su ogni progetto, dal momento che è più facile concentrarsi sui piccoli numeri, dall’altro per ricreare un ambiente il più possibile familiare, in cui ci si possa conoscere e riconoscere, incontrare e dove si possano intrecciare relazioni profonde e durature. I volontari consumano i pasti nell’appartamento delle mamme e la cena, in particolare, diventa il momento per confrontarsi tutti insieme sulla giornata trascorsa e sugli impegni di quella a venire. I volontari, pertanto, dispongono di un appartamento a parte per potere, tra le altre cose, disporre di momenti di relax e di pausa e per organizzare momenti di confronto e di scambio sulle accoglienze.La tabaccaia adiacente alla casa è stata allestita, a piano terra, a cappellina, dove è possibile organizzare momenti di preghiera. La casa è circondata da un grande giardino, molto curato in cui i bambini spesso giocano e passeggiano con le proprie mamme. Le figure di riferimentoIl progetto di Casa San Benedetto è stato avviato da Silvia, Laura, Elena, Francesco ed Emanuele che, dal marzo dello scorso anno, hanno dato la loro disponibilità di tempo e di energie per sperimentare le possibilità di un’accoglienza alle mamme con bambini, verificandone le positività e gli aspetti negativi. Grazie al loro contributo in termini di tempo e di impegno, sono state realizzate alcune accoglienze e si sono messi a punto degli strumenti di inserimento, di valutazione e di monitoraggio necessari per ogni mamma che arrivi a Casa San Benedetto. Attualmente a Casa San Benedetto dei pionieri – Silvia, Francesco, Emanuele – e si sono aggiunte due nuove volontarie, Consuelo e Brunella. A fianco di volontari stabili, come quelli appena elencati, ruotano tutta una serie di volontari che offrono la propria competenza ed il proprio tempo per aiutare chi vive nella Casa e rendere la vita delle mamme più ricca di relazioni e di scambi sociali. “La grande ricchezza di Casa San Benedetto sono proprio i volontari” – sostiene Giovanni Bomprezzi, Responsabile della struttura – “senza di essi fare accoglienza non sarebbe certamente possibile e non si avremmo avuto l’occasione di sperimentare e di vedere messo in pratica lo spirito della Caritas, che è proprio quello di aiutare le persone più in difficoltà, educandole nella quotidianità a prendere decisioni e a progettare la propria esistenza ”.I volontari sono accompagnati e sostenuti da Emanuela Pettinari – Coordinatrice della struttura ed unica persona stipendiata del progetto – con la quale si confrontano, ipotizzano percorsi di formazione e attraverso la quale vengono informati e tenuti aggiornati sulle decisioni dei Servizi che hanno in carico le mamme accolte. Emanuela, infatti, oltre alla cura del volontariato ha come ruolo quello di gestire la situazione delle accoglienze facendo da mediatore e da filtro tra i volontari stessi ed i Servizi Sociali. E’ con lei che i Servizi e gli operatori del Centro di Ascolto prendono contatto, per valutare l’eventuale inserimento di una mamma ed è lei che fa da filtro fra le istituzioni e la Casa, per non rischiare di rendere più pesante il già impegnativo compito di accogliere che spetta ai volontari. La dimensione comunitaria sopra indicata – con gli altri utenti e con i volontari che vivranno e/o prenderanno parte a momenti diversi della giornata – ha lo scopo di favorire la crescita comunicativa e relazionale. Il progetto di Casa San Benedetto prevede che, ai volontari ora presenti, si sostituiscano famiglie che, per periodi di tempi brevi (6 mesi, 1 anno) possano sperimentare che cosa voglia dire accogliere l’altro, accompagnandolo nel proprio percorso, aiutandolo a progettare la propria vita, sia nelle piccole che nelle grandi decisioni. In uno dei due appartamenti vivrebbe proprio la famiglia di sostegno che, pur proseguendo nelle proprie attività lavorative, dedichino parte del proprio tempo al confronto con l’accoglienza delle mamme. Le famiglie che desiderino sperimentare l’accoglienza ricevono una formazione ed un sostegno, necessari per vivere in maniera serena e positiva l’esperienza che intendono affrontare. La presenza di volontari non residenti è proprio quella di affiancarla e di non lasciarla mai sola, facendo da contatto fra le famiglie che si succederanno in quella che vuole diventare una palestra per l’accoglienza, breve, per permettere alle famiglie di aprirsi in seguito, una volta tornati nella propria quotidianità. In breve…
Bomprezzi Giovanni è il responsabile di Casa San Benedetto
Pettinari Emanuela ne è il Coordinatore ed è a lei che ci si deve rivolgere per avvicinarsi al progetto, conoscerlo, manifestare il proprio interesse, prenotare gli spazi dedicati alle attività pastorali o segnalare situazioni di difficoltà.
Bucci Francesco, Grassi Consuelo, Mancinelli Emanuele, Stimilli Silvia, Tinti Brunella sono i volontari che attualmente risiedono a Casa San Bendetto. Oltre ad essi ci sono circa 15 volontari che, con mansioni specifiche o generiche, offrono parte del proprio tempo e delle proprie risorse.
Siamo disponibili per parlare dell’esperienza di Casa San Benedetto a gruppi famiglie, gruppi parrocchiali, coppie di fidanzati e alle comunità parrocchiali: contattateci!
Caritas Diocesana
Piazza Garibaldi, 3 60019 Senigallia (AN) Tel. 071/60274 Fax 071/7929611 E-mail: Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
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