Niente sarà più come prima
Riflessione sul viaggio del Papa in Grecia
- Il Papa in Grecia è come l'uomo sulla luna. Con questa immagine il teologo cattolico greco p. Spiteris, esperto di ortodossia, commenta a caldo il viaggio di Giovanni Paolo II ad Atene.
Icona-simbolo del viaggio è l'immagine dell'arcivescovo ortodosso Christodoulos che sorregge il vecchio Papa di Roma che con la sua presenza ha ridato speranza alla piccola comunità cattolica greca, d'ora in poi orgogliosa della propria identità e fede. Chiave di volta di questo cambiamento è stata la grande umiltà del Papa, capace di dissipare il clima ostile. Anche l'arcivescovo Christodoulos, prima pallido e teso, ha mutato atteggiamento e si è mostrato cordiale, caloroso, quasi accarezzava il Papa!
Davvero niente sarà più come prima di questo incontro, nei rapporti tra ortodossia greca e Chiesa cattolica. Qualcosa – e non di poco conto - è mutato definitivamente dopo secoli di amarezza e di ostilità nutrite verso i "latini".
Dal Concilio Vaticano II in poi, molti gesti di riconciliazione sono avvenuti tra le Chiese ortodosse e quella cattolica, eppure mai un evento ecumenico aveva coinvolto la piccola ma altera e autorevole Chiesa ortodossa greca.
In questa Chiesa greca, c’è stato in questi ultimi venti anni, un grande risveglio spirituale e molti monasteri sono passati da una progressiva decadenza ad una vitalità spirituale profonda. Ma proprio questi monasteri - rifioriti attorno a un monaco carismatico, vero padre spirituale - nel loro zelo di rinnovamento e di riscoperta dell'identità ortodossa, a volte diventano luoghi di diffidenza verso tutto ciò che viene dall'Occidente. Di qui il loro atteggiamento antiecumenico, il loro radicalismo nelle osservanze della tradizione e una paura tale della "sorella maggiore", la Chiesa cattolica, da non avere il coraggio nemmeno di pregare insieme agli altri cristiani.
E così questo clima di fondo ha impedito nell'incontro ufficiale tra il Papa e l'Arcivescovo di Atene che venisse recitato insieme almeno il "Padre nostro", la preghiera insegnata dal Signore stesso ai suoi discepoli.
L'arcivescovo Christodoulos aveva rivolto al Papa un saluto che non nascondeva i sentimenti ostili da una "larga parte" dei fedeli ortodossi, ricordando con parole dure "il comportamento non fraterno del mondo cristiano occidentale verso i popoli ortodossi durante il secondo millennio" e ha chiesto "una condanna formale delle ingiustizie commesse", lamentandosi di non aver "ancora udito nemmeno una parola di richiesta di perdono" da parte della "potente Chiesa di Roma". Ebbene, questa parola coraggiosa è venuta, in sincerità e umiltà, dalle labbra del Papa.
La liturgia di richiesta del perdono celebrata in San Pietro il 12 marzo dell'Anno santo ha avuto una nuova eco ad Atene: "per le occasioni passate e presenti, nelle quali figli e figlie della Chiesa cattolica hanno peccato con azioni o omissioni contro i loro fratelli e loro sorelle ortodosse" il Papa ha implorato il perdono del Signore. Giovanni Paolo II ha ricordato con particolare dolore "il saccheggio disastroso della città di Costantinopoli" compiuto da "cristiani latini", evento che ancora oggi "riempie i cattolici di profondo rincrescimento”.
Nessuna strategia, nessun calcolo in queste parole del Papa, ma solo la volontà di essere fedele al Signore Gesù e di operare da servo della comunione tra le Chiese ancora divise. Così è esploso spontaneo l'applauso dell'Arcivescovo e del Santo Sinodo, sorpresi e visibilmente commossi di fronte a quelle parole, ispirate dal Vangelo e da una carità che Giovanni Paolo II esercita senza porre condizioni, anzi, a volte con uno spirito
di sottomissione fraterna. Ancora una volta il Papa ha mostrato la "fantasia della carità", la sua creatività nell'abbattere muri.
Il Papa si è detto fermamente convinto che "la divisione fra i cristiani è un peccato di fronte a Dio e uno scandalo di fronte al mondo" e ha indicato il lungo cammino che ancora rimane da fare verso la "comunione piena che non è né assorbimento né fusione, ma incontro nella verità e nell'amore". Così metodi come l'uniatismo, che i "greci" rimproverano ai "latini" possono cessare di essere causa di ostilità e - come Giovanni Paolo II ha ricordato nell'omelia prima di lasciare Atene, riprendendo la Novo millennio ineunte - "il ricordo del tempo in cui la Chiesa respirava con due polmoni spinga i cristiani d'Oriente e d'Occidente a camminare insieme”.
Sì, ad Atene l'incontro sui luoghi della predicazione di san Paolo è stato una vera ispirazione dello Spirito e i gesti e le parole del Papa sono divenuti preghiera al Padre comune.
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