Afferrati dall’amore
2 febbraio: Giornata della vita consacrata
- Quando entrai in Monastero poco più di tre anni fa, grande fu lo sconcerto e la perplessità tra quanti mi conoscevano. Senza dubbio mossi da affetto verso di me, in molti si preoccuparono di aiutarmi a riflettere e meditare attentamente su ciò che stavo facendo e, soprattutto, a prendere coscienza del perché lo stessi facendo: cosa stavo fuggendo? Da chi o da che cosa ero stata ferita? Quale delusione avevo ricevuto? Perché non volevo assumermi le mie responsabilità?
Pur in termini meramente umani e ragionevoli, qualunque persona dotata di un minimo di buonsenso sa che non potrebbe mai essere felice né realizzata in nessuna realtà o condizione di vita qualora la abbracciasse solo per fuggire qualcos’altro.
Ma la scelta della consacrazione religiosa non può essere compresa né ricompresa all’interno di alcuna logica o criterio razionale o psicologico.
Non saprei spiegare la mia vita all’interno delle mura del Monastero se non con l’essere stata afferrata e sedotta dall’Amore...
Certamente questa sarebbe una fatica immane e poco fruttuosa se gravasse unicamente sulle deboli spalle di questa povera creatura che è l’uomo, il cui peccato ha scavato l’abisso che lo tiene lontano da Dio, tanto da non accorgersi ....
E col progredire della sua polarizzazione in Dio, l’anima comincia ad “uscire da sé”, a considerare sempre meno importanti le faccende (o le inezie?) nelle quali d’abitudine era impegnata, acquisendo invece gusto nelle questioni di Dio, facendo propri i Suoi desideri e le Sue passioni...
Alla luce di tutto ciò, cosa ha da dire la vita consacrata all’uomo di oggi? Molto, a mio giudizio...
N.B.: Il testo integrale nell'allegato
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