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5/8/2002 9:31:6 Lo stupore di una città
Messaggio del Vescovo di Ascoli Piceno Mons. Montevecchi per la festa del patrono Sant'Emidio vescovo e martire
Ascoli Piceno La festa di Sant’Emidio ogni anno rinnova lo stupore di una intera città che ritrova le sue radici religiose più profonde, il sentimento della gioia, la capacità straordinaria di incontrarsi e di crea
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Danza di monaca

Urbania - Le clarisse di Urbania in questi giorni stanno ospitando un gruppo di consorelle provenienti da diverse parti, quasi tutte le ospiti sono giovani. Ogni giorno, durante la funzione del vespro, viene inserito un gesto simbolico, in grado di favorire la conclusione di una riflessione- guida della giornata. Ieri, ad esempio, sono stati utilizzati uno specchio e dei grani di incenso, uno per ogni suora. Prima che la liturgia entri nel vivo, una consorella - con semplicità - spiega il significato dei gesto scelto. Oggi suor Daniela ha annunciato e introdotto, una danza. In fondo alla chiesa, in un angolo, stava una giovane clarissa la quale teneva in mano una corona di fiori freschi e di rametti.

Accompagnato da uno strumento a corde dal suono lento e dolce, il coro delle poverelle di Chiara ha intonato l'Inno: "0 Gesù redentore, immagine del Padre, luce d'eterna luce, accogli il nostro canto..." Attraversando il breve corridoio, la suora che stava in fondo alla chiesa a lievi passi si è portata davanti all'altare dalla tovaglia di candido lino ricamato a fili d'oro. Lì, ha dato inizio alla danza, durata il lieve soffio di un Inno. Volgeva le spalle all'assemblea; sul velo nero portava la corona di rose rosse costellata di aerea "nebbiolina" bianca, e di minuscoli e freschi rametti di cipresso.

. Nella mano sinistra, tenuta a calice, reggeva una deliziosa composizione, formata da tre rose rosa, da cui partivano, a formare un nastrino pendente, tre boccioli. La mano destra era libera. Per tutto il tempo la giovane donna ha occupato il ristretto spazio di una piastrella; in quello spazio ridottissimo i piedi scalzi, che si intravedevano appena sotto il lungo saio, si muovevano quasi roteando sulle caviglie. La mano destra roteava sul polso; il resto del corpo ondeggiava armoniosamente, in maniera estremamente composta. Sulla figurina scura risaltava la bellissima ghirlanda floreale.

In quegli istanti di sublime preghiera femminile espressa con tutto il corpo, non ho potuto fare a meno di pensare alle tante immagini di corpi femminili che la televisione propina ogni giorno in abbondanza: corpi di giovani donne che esprimono ben altro, anche attraverso la danza. Al termine, la suora con garbo si è tolta la ghirlanda, l'ha posata sull'altare, è tornata al suo posto, tra le altre. Niente applausi, niente "brava",- brevi, silenziosi sorrisi commossi. "Gli idoli dei popoli sono argento e oro/ opera delle mani dell'uomo- Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono;,hanno orecchi e non odono, non c'è respiro nella loro bocca ". Così recitava uno dei salmi inseriti nel vespro odierno. Mentre ero sul sagrato, sono stata raggiunta dalla voce sussurrata della suora che ha il compito di chiudere il portone della chiesa: "Hai visto la danza thailandese?" "Davvero bella".


di: Fausta Fratesi

 

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