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5/8/2002 9:31:6 Lo stupore di una città
Messaggio del Vescovo di Ascoli Piceno Mons. Montevecchi per la festa del patrono Sant'Emidio vescovo e martire
Ascoli Piceno La festa di Sant’Emidio ogni anno rinnova lo stupore di una intera città che ritrova le sue radici religiose più profonde, il sentimento della gioia, la capacità straordinaria di incontrarsi e di crea
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Urbino e non (da) solo
Breve storia di un incontro
 - “Oggi 2 novembre 1988 è l’inizio di una grande esperienza (…). Mi accorgo di essere insieme anima, corpo e mente: elementi che non possono e non devono bastare a se stessi, ma che anelano continuamente ad una realtà più grande. Non ricerco la pura autorealizzazione, ma la formazione interiore, così che sappia affrontare il mondo, amare il prossimo ed essere sempre vicino a Dio.” Così scrivevo nella prima pagina di diario al ritorno dalla mia prima lezione universitaria. Oggi sono laureato in architettura e ti scrivo dalla mia celletta nel convento di Treia, dove vivo da un anno e mezzo insieme con altri frati, per seguire da vicino le orme di San Francesco. Non è però della mia vita o della mia scelta che voglio parlarti, ma piuttosto di una Persona che, sono sicuro, conosciamo almeno un po’ entrambi.

Ricordi quando passeggiando con gli amici, per quei sentieri montani, ti fermasti per riprender fiato e gli occhi ti caddero su quel bellissimo fiore appena sbocciato? …Che meraviglia! E quando, quasi in vetta alla montagna e senza più fiato in gola, quell’amico prese il tuo zaino per condividere la fatica che da quel momento si trasformò in una gioiosa compagnia? Ricordi quando aspettavi il treno per ritornare verso casa e sfilò davanti a te quella ragazza che subito ti affascinò, e incollandole lo sguardo addosso, lasciasti cadere zaino, libri e pensieri e gli corresti dietro per conoscerla? In loro, in ogni cosa bella, nel bene donato e ricevuto, nell’amore che sboccia all’improvviso, … si nasconde quella Persona di cui ti parlavo, che ci Ama e che anche tu hai incontrato. Troppo spesso però ci dimentichiamo di tutto questo e preferiamo essere persone spente, tristi, sole, preferiamo non innamorarci più se non di noi stessi e ci accontentiamo di vivere “tirando avanti”.

“È Gesù che cercate”, riecheggia allora il Papa, è Lui solo che può placare la nostra sete di felicità, è da Lui che ci siamo staccati e a cui se vogliamo possiamo tornare sapendo che ci attende a braccia aperte per donarci la sua Misericordia e il suo Amore senza fine. Questo è l’annuncio più straordinario e affascinante; è un invito di autentica Pace, di perfetta Letizia, di Speranza oltre ogni speranza. Questa la sfida che la diocesi di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado, retta dall’Arcivescovo Francesco Marinelli in collaborazione con i frati Minori delle Marche e le suore Alcantarine, stanno lanciando insieme ai numerosissimi giovani che vivono ad Urbino, agli universitari e a tutti coloro che sentono nel loro cuore l’ardente desiderio di un rinnovato incontro con se stessi, gli altri e quindi con l’Uomo-Dio Gesù.

Dal novembre dello scorso anno, soprattutto durante l’Avvento e la Quaresima, fino alla ”Missione Giovani” di Marzo, Urbino, viva città d’arte, di cultura e di pensiero, accoglie quest’invito in un ricco programma Pastorale articolato in vari incontri: catechesi, testimonianze, liturgie, proposte entusiasmanti, coinvolgenti e dinamiche, all’insegna di una Fede vissuta, raccontata e incarnata nel nostro quotidiano, in un ambiente giovanile desideroso di dialogo e capace di generose risposte. Nel marasma incredibile e alienante che caratterizza buona parte del nostro mondo e delle nostre giornate,solo il soffio vitale che si può assaggiare nell’incontro profondo con chi veramente vuole il nostro bene, aldilà delle facciate, degli egoismi e della precarietà umana, è capace di dare senso alla nostra vita, al nostro studio, al nostro amore e, quello che sembra più paradossale ,anche ai nostri momenti bui e perfino alla nostra morte.

Non è una delle solite chimere, non sono segnali di fumo… è un solenne anticipo d’Eternità. L’impegno universitario diventa allora un momento determinante per fare delle scelte forti e per trapuntare il proprio presente e futuro di consistenza e chiarezza. Questi anni preziosi non devono essere irrimediabilmente sprecati, magari inseguendo il sogno del successo, il dio risultato, ma hanno bisogno di sterzate decisive, di chiarimenti, di riconciliazioni, di tutto ciò che serve per costituire uno zoccolo duro e compatto su cui fondare il Futuro. Dall’università si può uscire con un sudato titolo di dottore, ma anche con molte e grandi “malattie”; sta a noi scegliere, camminare, incontrare, dire il nostro libero e pieno “Si” alla vita.

di: Stefano Cola (Postulante)

 

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