Giovani, promotori di pace
La Scuola di pace “V. Buccelletti”
Senigallia - Nell’Auditorium San Rocco, Venerdì 24 gennaio, i giovani della Scuola di Pace di Senigallia sono stati i protagonisti dell’incontro come testimoni di speranza. Giuditta, Angelo, Alessandro, Giovanni, Patrizia, Francesco con emozione ci hanno reso partecipi dei loro stupendi viaggi nati dalla sete di conoscenza di culture diverse e dal desiderio di condividere e soccorrere drammatiche esperienze di vita. Attraverso i loro racconti ci siamo sentiti proiettati nelle realtà tragiche legate alle povertà nate da ogni tipo di sfruttamento e rapina, da ogni forma di divisione ed odio, dalle lacerazioni familiari, dalle corruzioni del potere, dalle malattie che devastano il sud del mondo, là si aggirano i “poveri lazzari” inginocchiati dalle nostre opulenze.
Giuditta ci parla del suo soggiorno in Bosnia e del cammino comune tra due Chiese sorelle. La parrocchia di Solakova Kula dell’arcidiocesi di Sarajevo si è infatti gemellata con la nostra diocesi di Senigallia
Da tempo Azione Cattolica e Caritas diocesana portano avanti una bella storia di amicizia e fraternità attraverso la realizzazione concreta di due progetti che consistono in un camposcuola per giovani e in un rilancio delle attività locali tramite allevamenti di pecore affidati alla gestione di alcune famiglie. Due le finalità di tali iniziative: far rientrare i profughi nelle loro case e riprendere le attività pastorali e della vita sociale. Dice Giuditta: “Tutto quello che ho vissuto in Bosnia Erzegovina, tutte le persone che ho incontrato avevano il profumo di Cristo. La verità della convivenza tra le persone, la verità del profondo rispetto, la verità dell’amore incondizionato ha sovrastato senza gridare il frastuono e la fretta della mia vita”.
Del centro Mthunzi di Lusaka, di Kivuli (rifugio) e della Casa di Anita di Nairobi, del popolo Nuba del Sudan, ci parla Angelo che ha partecipato ad un campo di lavoro organizzato da Amani a favore dei bambini di strada. Amani - che in
lingua kiswahili vuol dire pace - è un movimento laico di volontari presieduto dal padre comboniano Renato Kizito Sesana. Amani si impegna a favore delle popolazioni africane seguendo due regole: il numero dei progetti è ristretto, ogni iniziativa sul territorio africano è affidata esclusivamente a persone del luogo. Sono state create due case di accoglienza a Nairobi per i bambini e le bambine di strada. Il fenomeno dei bambini senza famiglia sta esplodendo in tutta l’Africa centrale a causa della morte per aids dei genitori, un numero crescente di nuclei familiari è ora composto di nonni e nipoti. “Gli africani ci insegnano a guardare al di là del mondo delle grandi istituzioni, al di là della nostra idea di sviluppo; armati della volontà di dialogare con tutti, forti nella difesa dei diritti umani, dobbiamo rivedere le nostre sicurezze e uscire da una giustizia praticata solo a parole”.
Rapide le immagini scorrono sullo schermo, c’è una manifestazione di palestinesi che chiedono
agli osservatori internazionali di scendere al loro fianco, intervengono militari israeliani che usano violenza per scompaginare il gruppo. Alessandro commenta la sua esperienza in Palestina, difficile se non impossibile il dialogo, anche quello rappresentato da un corteo pacifista.
Entrare in India vuol dire lasciare veramente il nostro sentire per inoltrarsi in un mondo dove le relazioni percettive, affettive, sociali sono completamente diverse. I profumi, suoni, rumori, colori, offrono da subito un impatto straordinario, sono così forti come il fuoco d’amore che sostiene suor Rita, medico e direttrice di un piccolo lebbrosario di un villaggio nel sud dell’India. La lebbra divora a poco a poco la persona, oggetto anche di emarginazione ed allontanamento dalla propria comunità perché considerata impura. Giovanni, Patrizia, Francesco condividono con noi le loro sensazioni, le esperienza forti di vita, i perché, l’ardente desiderio di soccorrere, le scelte nuove.
Storie diverse per
luoghi visitati - Bosnia, Zambia, Palestina, India - per persone incontrate, per eventi vissuti. Le povertà visitate e condivise hanno aperto orizzonti nuovi, ma soprattutto hanno donato la speranza su che cosa sia veramente degno di essere vissuto.
Con ritmi e modalità diverse dalla nostra quotidianità, là corre la vita. Nelle colline di Nairobi, nel dolce incresparsi del paesaggio in grandi dossi verdeggianti, al limitare della giungla indiana, tra boschi e fiumi della Bosnia, lungo le strade polverose della Palestina, vive un tempo che si dilata dall’alba al tramonto del sole, segnato non dalla preziosità di un indice finanziario ma dal sorriso e dal pianto, dall’amicizia e dal sostegno, dal “fare insieme” per “essere”.
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