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L’arte giovane che racconta il Vangelo
I giovani della Vicaria di Chiaravalle hanno messo in scena “La Buona Novella”, musical tratto dall’omonimo lavoro musicale di Fabrizio De Andrè
Chiaravalle - Era il 1970 quando il cantautore Fabrizio De Andrè stupiva il pubblico italiano con un album molto particolare, “La buona novella”, nel quale raccontava la propria esperienza personale del Vangelo. Era un’esperienza che prendeva le mosse non dai testi canonici dei quattro evangelisti ma dall’abbondante patrimonio dei vangeli apocrifi, di quei testi, cioè, che, anche se risalivano alle origini della storia della Chiesa e spesso erano attribuiti a personaggi a stretto contatto con Gesù (gli apostoli, Pietro, la stessa Maria Madre del Cristo), non erano stati compresi nel canone delle sacre scritture. Il motivo dell’esclusione era chiaro: nei testi compaiono tanti episodi e tante riflessioni sulla vita di Gesù e della Chiesa primitiva di chiara impronta leggendaria, spesso ispirati a fantasie popolari, alle espressioni bonarie del popolo, che, se pur giovano alla fede dei credenti, non hanno reale fondamento storico.

Proprio a questi testi il Fabrizio genovese si ispirò per raccontare a modo suo le storie del Vangelo. Ne uscì un’opera musicale e artistica di altissimo spessore, un’opera religiosa, sebbene di una fede laica e molto sofferta, che racconta del cristianesimo senza citare quasi mai Gesù, che racconta di Maria quando era bambina e quando era disperata sotto la croce, che racconta degli Apostoli sbandati e impauriti dopo la morte del loro maestro. Come si vede, un’immagine della fede cristiana e dei suoi protagonisti tutt’altro che oleografica, per niente celebrativa, anzi un’immagine che mira a descrivere le passioni e i sentimenti intimi degli sconfitti: dal buon ladrone a Giuseppe che si sente ingannato, da Maria esultante per la gravidanza alla stessa Maria sotto la croce che grida a Gesù: “Non fossi stato figlio di Dio, ti avrei ancora per figlio mio”.

È una religiosità, quella di De Andrè, che rifiuta le istituzioni, sempre pronta, forse con atteggiamenti oggi un po’ datati, a condannare l’ipocrisia dei farisei e dei moralisti di turno, ma è una fede che si avvicina agli sconfitti, che forse meglio di altre parole interpreta il pensiero cristiano di amore per gli ultimi e di passione per tutti i sentimenti dell’uomo, anche quando ha paura, si sente solo, non ha più speranza. Aggiungiamo che si tratta di un racconto musicale degli episodi evangelici carico di dolcezza, di commozione, di pathos, quasi di venerazione di fronte al mistero della morte di Cristo, che, sappiamo, per Fabrizio De Andrè non aveva niente di divino, ma qualcosa di veramente e fino in fondo umano.

Colpiti da tutte queste considerazioni, i giovani della vicaria di Chiaravalle hanno deciso di mettere in scena la raccolta di canzoni della “Buona novella”, scrivendo dei testi che le raccordassero, ma soprattutto esprimendosi nella interpretazione teatrale, musicale e canora, che, facendo tesoro delle esperienze dei precedenti recital, producesse una rappresentazione diversa, più riflessiva e meno scenografica, più intima e meno chiassosa. Con la regia di Donatella Tulli e Andrea Toccaceli, con i testi scritti da Luca Giancarli, con l’interpretazione canora di Giacomo Fritteli, Luca Romagnoletti, Claudio Campana e altri, i giovani che hanno voluto riflettere in maniera diversa sul Natale e sulla propria esperienza religiosa presenteranno prossimamente le repliche del loro spettacolo.

L’invito è per tutti coloro che hanno amato il disco di De André quando uscì, ormai 33 anni fa; per coloro che, pur non avendolo conosciuto fin dall’inizio, ne sono stati in seguito affascinati; per tutti coloro che vogliono riflettere ancora una volta sulla propria esperienza religiosa.

di: Luca Giancarli

 

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