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Martedì 12 Giugno 2007 - Mons. Gianfranco Ravasi a Pesaro

I quattro punti cardinali dell'identità cristiana

E’ lui che è riuscito a strapparmi dall'agognato riposo serale. E' stato il suo nome a riempire la sala di palazzo Antaldi ben prima del suo ingresso. Un pubblico maturo che lo ha atteso impaziente. Sto parlando di Mons. Gianfranco Ravasi, il famoso biblista e il direttore dell'altrettanto famosa Biblioteca Ambrosiana di Milano. Notissimo anche per le sue non rare apparizioni televisive e per i suoi interventi sui quotidiani nazionali. E’ una delle voci più apprezzate e ascoltate della Chiesa italiana. Ospite della nostra città, invitato dalla Fondazione don Gaudiano. E, come è suo costume, ha volato alto, evitando di scendere sul contingente della cronaca, spesso così meschina e rancorosa. Ha ridefinito i punti cardinali dell'identità cristiana. Il cristiano è innanzitutto colui che tiene uniti i due opposti lembi della realtà: l'umano e il divino. Tiene gli occhi spalancati sul teatro del mondo. La nostra infatti è una religione incarnata, storica. Alla politica e alla economia riconosce una giusta autonomia ma, come ogni altra attività umana, anche queste non possono sfuggire al giudizio morale. Distinguere i due piani, ma essi non possono correre paralleli come binari che non si incontrano mai. Il secondo punto cardinale è la persona umana, che è immagine di Dio non perché è formata dall'anima. La sua somiglianza con Dio gli deriva dal fatto che è maschio e femmina. Questo significa che la persona è un essere in relazione. Con i propri simili, ma soprattutto con Dio. Da questo deriva la sua dignità. Il suo rapporto non è quello della dipendenza dello schiavo, ma quello della libertà del figlio. L'uomo è talmente intrecciato con Dio che ogni divisione diventerebbe per lui una perdita, un decadimento. La dinamica individuo-comunità è il terzo punto cardinale. Per regolare i rapporti tra individuo e società il solo criterio della giustizia non basta. Da solo non rende giustizia della grandezza dell'uomo. All'individuo vanno riconosciuti i diritti, ma senza separarli da quelli degli altri che vivono con lui. Altrimenti sarà l'individualismo a dettare legge come un tiranno. Quarto punto cardinale, un colpo d’ala: l'utopia. Non disgiungere mai il realismo dall'orizzonte ultimo. Accettare questa realtà e nel contempo sognarne un'altra. Dopo la caduta delle grandi utopie del novecento, di cui Mons. Ravasi ha detto di non godere affatto, ci siamo impantanati in uno stagno di volgarità e di banalità. Il vero cristiano si sente incalzato dal "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli". Ha terminato citando Gandhi: "L'uomo si distrugge; con la politica senza principi; con la ricchezza senza lavoro; con l’intelligenza senza carattere; con gli affari senza morale; con la scienza senza umanità; con la religione senza la fede; con l'amore senza il sacrificio di sé". Un lunghissimo applauso. Poi è sceso il silenzio. Nessuno ha osato aggiungere altro. Così il Presidente della Fondazione, Ivano Dionigi, ha congedato i presenti senza alcun dibattito. Che si sono dileguati alla svelta nella notte sotto un umido cielo. "Distinguere, ma non separare..."

Michele Colocci


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