L’Argentina che spera
Senigallia (AN) - Padre Marcello Birarelli, missionario francescano originario della diocesi di Senigallia, attualmente presente in una zona poverissima a Nord dell’Argentina, a Monte Qemado, nella provincia di Santiago dell’Estero, ci informa, attraverso il collegamento telefonico con Radio Duomo di giovedì 17 gennaio, sulla situazione politica ed economica del Paese. A lui, nella rubrica bisettimanale di approfondimento dell’informazione, abbiamo posto alcune domande per conoscere non soltanto le condizioni di vita della popolazione ma anche le scelte della Chiesa in questo delicatissimo momento per il Paese sudamericano.
Che cosa sta succedendo in Argentina?
La situazione in Argentina è molto critica: paradossalmente oggi c’è il necessario nelle campagne mentre nelle grandi città manca tutto, non esistendo un’economia di tipo agricolo è difficile reperire i viveri indispensabili, tutto è bloccato, ogni forma di attività e di commercio.
Il governo ha fermato tutti i depositi monetari dei cittadini, come si dice “ha messo la mano nella tasca dei cittadini”, per non aggravare ulteriormente la posizione delle banche, facendo però un atto di grave ingiustizia, a grosso rischio.
Qual è la situazione economica e quali le conseguenze? I giornali parlano addirittura di una crisi alimentare.
Tutta l’economia argentina, per le gravi corruzioni della classe politica, ha lavorato esclusivamente per gruppi finanziari, per le multinazionali, che hanno portato nelle banche europee 140 mila milioni di dollari, i ricchi, i politici, che si sono allontanati dal Paese, tra cui l’ex Presidente Menem, attualmente in Messico, hanno lasciato solo debiti. La classe media si sta muovendo, i suoi risparmi sono bloccati nelle banche fallimentari. È logico che l’approvigionamento alimentare è molto difficile, c’è l’assalto ai supermarket, la gente non ha beni né denari per comperare.
Che cosa fa la Chiesa? Quale è la posizione dei vertici dell’Episcopato argentino?
La Chiesa cerca di dare una mano alla gente chiedendo la fine della corruzione politica e del clientelismo, la restituzione delle ricchezze non usate a beneficio della popolazione. Lo Stato si è messo solo a servizio della finanza, oggi invece tutto, ogni attività economica, finanziaria, culturale, sociale, deve essere a disposizione della gente. La Chiesa è di aiuto spirituale e chiede la fine della corruzione, la riduzione dei posti inutili, e del loro costo politico, la cura dell’educazione e della salute.
Come vivono, oggi, le persone nella sua Parrocchia?
È gente abituata a convivere con la povertà, oggi come moneta non c’è più il Pesos ma gira un pezzo di carta che lo rappresenta pur non essendo di valore equivalente, a danno della popolazione che fa una vita ancora più misera.
Ogni giorno si vive nella quotidianità alla ricerca dell’indispensabile per sopravvivere, si va a caccia, si fa il pane in casa, ci si accontenta di poche cose.
Quali sono gli impegni della giornata per un missionario, quale l’agenda nel periodo estivo?
Attualmente, qui, è tempo di vacanze, le scuole riprendono a marzo, è molto caldo oltre 40/50 gradi di temperatura, molte attività sono chiuse. In una giornata tipo, di questi tempi, c’è la santa Messa, la visita ai malati in ospedale, la distribuzione di generi alimentari alle famiglie più bisognose.
Che possiamo fare noi, in Italia, per sostenere la sua opera?
Si possono inviare aiuti in denaro. Ogni raccolta di denaro, in dollari, può giungere attraverso canali sicuri e può essere di grande aiuto. A questo fine si può far tranquillamente riferimento alla Curia di Senigallia.
Quale l’augurio per l’Argentina, per il Sudamerica tutto?
La situazione è grave, a Buenos Aires è difficilissimo vivere, si attaccano le banche che hanno prestato senza recuperare e senza curare gli interessi nazionali su interventi corrotti dei politici. Se non si supera la divisione dei partiti, se non ci si mette d’accordo come fratelli per fare rinascere una classe politica nuova, senza corruzione, si va alla guerra civile con pesanti conseguenze per l’Argentina e i paesi collegati alla sua economia.
L’augurio è quindi di essere uniti nel ricostruire il Paese, la speranza non è passività, non è aspettare ma è muoversi nella direzione giusta con tutti i rischi della vita ma con tanta fede nella Provvidenza.
a cura di
Rosaria Leonardi Cenerelli
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