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venerdì 20 maggio 2011
"Educare alla consapevolezza del tempo e dello spazio in rete" e "opportunità e rischi" nella "convergenza dei media". Questi i focus delle relazioni proposte da Ruggero Eugeni, docente di Semiotica dei media all'Università Cattolica di Milano, e Massimo Scaglioni, docente di Storia dei media all'Università Cattolica di Milano, al convegno "Abitanti digitali", in corso a Macerata per iniziativa dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e del Servizio informatico della Cei.

Il primato della relazione. "Il web si sta orientando verso un primato della relazione. Da questo punto di vista la contrapposizione tra virtuale e reale, tra analogico e digitale o anche tra locale e globale tendono a eclissarsi". Ruggero Eugeni ha proposto un'analisi dei dati più recenti sull'utilizzo di internet. "Gli utenti del web vivono all'interno di situazioni spazio-temporali ibride o assemblate", ha spiegato il massmediologo, che si è chiesto, in tale quadro, quali siano le caratteristiche delle relazioni che effettivamente s'instaurano mediante il web. "Si registra anzitutto un'esperienza spazio-temporale concentrata sulla finestra del presente"; ma così "s'indeboliscono gli orizzonti e le cornici di senso delle relazioni". Eugeni ha quindi osservato che si registra, soprattutto mediante i social network, i blog, le chat, "una costante messa in scena di sé", "un'intimità esposta, resa pubblica", accanto a "forme narrative deboli, segnate da situazioni puntiformi e segmenti di racconto". Ma tale relazione - si è chiesto il relatore - si può definire "autenticamente umana", dato che richiede tempo, "mettersi nei panni dell'altro", ascolto e dialogo.

Una sfida educativa
. Se effettivamente sono questi i caratteri evidenti di una parte significativa dell'utilizzo odierno del web, allora "emerge una sfida educativa". Occorre dunque operare "per costruire uno spazio-tempo allargato, per definire una tracciabilità di ciò che è accaduto", per capire "quello che si sta effettivamente vivendo". Secondo Eugeni, per "mettersi in relazione", sul web come nella quotidianità, è essenziale "riscoprire la ruminatio", ripensare gli eventi, "interiorizzando la realtà e le relazioni". Si deve "andare oltre il qui e ora, per creare una memoria autobiografica", la quale "richiede la volontà e capacità di coltivare l'intimità, il sé". Per abitare appieno il tempo, ha sostenuto il massmediologo, il racconto è strumento indispensabile, "permettendoci di essere testimoni e di passare il testimone" della realtà ad altri; e questo "è anche il cuore della testimonianza cristiana".

Opportunità e rischi. Nella rete "le opportunità e i rischi sono legati soprattutto alla nostra capacità di 'comprendere' pienamente e distintamente quanto sta accadendo attorno a noi, ovvero come sta cambiando il nostro 'ambiente di vita'. Un ambiente sempre più profondamente innervato di media, di flussi di comunicazione istantanei, di relazioni mediate… Non a caso parliamo, dopo 'Testimoni digitali', di 'Abitanti digitali'", ha detto Massimo Scaglioni . Richiamando la relazione di apertura di mons. Claudio Giuliodori, Scaglioni ha spiegato che nel web "i rischi più grossi sono due: lasciarci soggiogare da ingenui entusiasmi, da un lato, oppure da ingiustificati allarmismi, all'estremo opposto". L'ambiente mediale, però, ha sottolineato il docente, "è attraversato da flussi di comunicazione diversi, per la loro origine" in cui "sono disponibili e operativi mezzi di comunicazione e di relazione che si sovrappongono, si ibridano e si rilanciano a vicenda in modalità inedite".

La sfida del dialogo. Analizzando il meccanismo dei media cattolici, Scaglioni ha rilevato come "in Italia questo sia senz'altro un esempio importante di come i media possano contribuire a fare comunità". "Non si tratta - ha rimarcato - di qualcosa di completamente nuovo, ma senz'altro oggi le possibilità d'interscambio fra flussi di comunicazione differenti, fra comunicazione istituzionale e comunicazione diffusa, sono più accentuate. Media tradizionali (come giornali, tv e radio) e media nuovi (come la rete e i social network) possono agire sinergicamente per generare un senso di appartenenza". In questa logica, ha concluso, non ci si deve negare "l'opportunità di accettare la sfida del dialogo. È vero che il sistema mediale contemporaneo consente opportunità inedite per comunicare un messaggio, ma richiede anche di accettare un confronto necessario con quella cultura discorsivamente densa e diffusa che, non sempre, è 'amichevole' e 'ben disposta'".
 
 
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